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Pubblicato il: 30 Luglio 2024

Che noia! I consigli del dott. Ghezzo, neuropsichiatra del Centro Terapeutico

Foto Artur_noia

“Che noia… mamma, papà, io mi annoio…”

“Va bene, trovati un gioco da fare!”

“Ma io mi annoio veramente!!!”

Le vacanze estive sono una specie di “buco nero” che inghiotte genitori e figli. Finché c’è la scuola e i campi estivi va tutto abbastanza bene. Poi, per due mesi, il nulla.

E meno male che è così.

Quand’ero piccolo, le vacanze erano letteralmente interminabili. Iniziavano in primavera, ai primi caldi giorni di giungo, e terminavano in autunno, il 1° di ottobre, con il maglioncino.

Inevitabile che la noia facesse capolino durante quelle eterne giornate

 Specie in quell’epoca pre-tutto: pre-computer, pre-smartphone e anche quasi pre-televisione – che iniziava alle 17:00 e durava solo un’ora e mezza circa.

Quindi, ci si doveva arrangiare per arrivare a sera.

Chi si metteva a leggere (pochi, per la verità), chi a disegnare, chi a costruire missili spaziali con le sedie di casa, chi a far la sentinella con un fucile di legno costruito a mano dal nonno.

Ma, soprattutto, si chiamava a gran voce l’amico da sotto casa sua, chiedendogli di scendere in cortile a giocare.

La noia è quindi un bel dono dell’estate

perché ci stimola a trovare soluzioni estemporanee, lancia una scialuppa di salvataggio nel mare del tutto programmato.

Finalmente, e probabilmente solo per poche settimane, i bambini e le bambine possono sperimentare una vita svincolata, almeno in parte, da un adulto esterno alla famiglia che dice loro cosa fare, che media sul come fare, che corregge gli errori e sopprime le risse.

La noia, quindi, può essere considerata una spinta per la creatività?

Non è ancora chiaro questo aspetto, cioè se la noia funzioni veramente da stimolo per la creatività, anche se una buona parte degli studi sembrano indicare una correlazione positiva (Zeißig, A.2024). Di sicuro è uno stimolo potente all’apertura sociale: bambini e bambine tendono a coinvolgere di più i genitori nelle loro attività e a giocare di più tra loro (Anderson, A. J., & Perone, S. 2024). 

Attenzione: se un genitore gioca con il proprio figlio, non vuol dire che automaticamente diventi suo amico.  Vuol dire semplicemente che si passa più tempo assieme, possibilmente in attività divertenti e utili. In questi anni frenici, non è cosa di poco conto.

Indubbiamente l’uso dei device elettronici, in alcuni casi, rischia di prendere il sopravvento, ma sta a noi genitori intervenire e vigilare su questo aspetto. Siamo tutti consapevoli che non è facile, spesso quasi impossibile, ma è assolutamente necessario farlo.  

In questo caso, il genitore ha tutto il diritto e dovere di intervenire, togliendo di mano lo smartphone o staccando la presa del PC, oppure indirizzandone l’utilizzo verso giochi o attività interessanti, facendosi coinvolgere in prima persona (il web è pieno di giochi gratuiti per stimare l’attività cerebrale. Vedi, ad esempio, i giochi nel sito trainingcognitivo.org).

Quindi, in sintesi:

  • ottima cosa se i bambini si annoiano;
  • lasciamo ai bambini e alle bambine la possibilità di cercare spontaneamente vie di uscita dalla noia;
  • dedichiamo, noi genitori, del tempo per giocare di più assieme ai figli.

 

Alessandro Ghezzo 
Medico specialista in Neuropsichiatria infantile presso il Centro Terapeutico dell’Antoniano di Bologna. È attualmente titolare di Dottorato di Ricerca in Scienze farmacologiche e tossicologiche, dello sviluppo e del movimento umano, presso il Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale (DIMES), dell’Università di Bologna.  

 

Riferimenti bibliografici

Zeißig, A., Kansok‐Dusche, J., Fischer, S. M., Moeller, J., & Bilz, L. (2024). The association between boredom and creativity in educational contexts: A scoping review on research approaches and empirical findings. Review of Education, 12(1), e3470.

Anderson, A. J., & Perone, S. (2024). The kids are bored: Trait boredom in early childhood and links to self-regulation, coping strategies, and parent-child interactions. Journal of Experimental Child Psychology, 243, 105919-105919.

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